Razionalmente forse ce lo aspettavamo, emotivamente la maggior parte di noi aveva pensato che la pandemia Covid potesse diventare solo un brutto ricordo.

E invece eccoci qua, a dicembre di questo annus horribilis 2020, a lottare ancora con questa brutta bestia che uccide le persone, fa danni enormi all’economia e disgrega in mille contrasti e polemiche la comunità nazionale.

In questa situazione abbiamo ritenuto importante risentire la nostra piccola comunità di manager che hanno rapporti con PMC, per sapere a distanza di mesi dalla prima ondata, come valutano la situazione odierna.

Un’indagine simile era stata fatta a giugno scorso, crediamo sia utile vedere cosa cambia oggi nella percezione dei nostri interlocutori.

Come già detto presentando l’indagine del giugno scorso (che trovate nelle news di luglio col titolo L’impatto del Covid sulla vita delle aziende, https://www.pmcplus.it/staging/impatto-crisi-covid-sulle-aziende/,
https://www.pmcplus.it/staging/limpatto-del-covid-sulla-vita-delle-aziende-2/), data la base limitata di interrogati e rispondenti, non abbiamo nessuna pretesa di universalità dei dati che andiamo a presentare. Si tratta di un flash di informazioni e insight di cui ringraziamo chi ha avuto la cortesia di rispondere. Prezioso però per capire il sentiment dei manager.

Di seguito le domande, le risposte e la loro visualizzazione grafica

D1. Innanzitutto, se pensa all’estate scorsa, lei si aspettava che in due mesi ci saremmo ritrovati in una situazione analoga a quella che ha portato al lockdown?

Solo il 18% (3 su 17) si aspettava esattamente la situazione attuale. Possiamo dire che la seconda ondata non è arrivata inaspettata, ma quasi tutti avevano pensato che il peggio fosse dietro alle spalle, come si direbbe sia avvenuto anche in tutto il resto del pianeta. Questo non giustifica ritardi e inefficienze ma è una chiave di lettura degli stessi.

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D2. Ritiene che le istituzioni abbiano fatto tutto quello che era nelle loro possibilità per prevenire questa situazione?

Il nostro piccolo universo di rispondenti è moderatamente critico. Pensiamo che questo dato sia coerente col nostro target; rispondono managers, persone abituate a confrontarsi con l’esistenza dei problemi, quindi non a negarne l’esistenza. E, per contro, si tratta di persone che hanno la necessità e l’ambizione di risolverli, i problemi!

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D3. Secondo lei le misure che si stanno prendendo adesso sono adeguate all’evolversi della crisi?

Anche in questo caso, pur con sfumature di pensiero diverso, la maggior parte dei rispondenti è critica su come si sta muovendo la macchina delle Istituzioni, l’esito è quasi perfettamente sovrapponibile a quello della domanda precedente, e i motivi sono i medesimi, del tutto riconducibili al target dei rispondenti.

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D4. Alla luce della situazione che si è venuta a creare, quanto è preoccupato per la tenuta economica del Paese?

Un dato che non ha bisogno di commenti

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D5. E quanto è preoccupato per l’andamento della sua azienda?

Questo è un dato significativo; la fiducia per la tenuta della propria azienda è molto più elevata rispetto a quanto visto nella domanda precedente sulla tenuta del Paese, per altro in continuità con quanto emergeva anche nella precedente indagine.

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D6. Ritiene che questa seconda ondata di crisi sia più pericolosa della prima per la tenuta economica delle aziende?

C’è una forte e diffusa preoccupazione che questa seconda ondata di crisi e chiusure possa fare più danni della prima ondata; chiaramente una situazione di rinnovata crisi che si innesta sulle conseguenze del lockdown della primavera scorsa.

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D7. In una indagine sullo stesso argomento fatta a maggio scorso, i rispondenti auspicavano che la crisi avesse creato le condizioni per ripensare i meccanismi dello Stato in senso di semplificazione burocratica. Ovviamente non cambia tutto in pochi mesi, ma lei ha colto qualche segnale positivo di miglioramento?

Le risposte a questa domanda sono interessanti; sono meno della metà i rispondenti che non hanno colto segnali di cambiamento migliorativo nella macchina burocratica dello Stato. Sembrano risposte parzialmente in contraddizione con quanto visto nelle domande 2 e 3. Ma i managers sono osservatori attenti anche dei dettagli – per ovvi motivi professionali – quindi hanno colto una tendenza, che però non fa ancora essere ottimisti. Naturalmente tutti ci auguriamo che chi ha colto questa tendenza migliorativa ci abbia “visto giusto”.

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D8) Se avesse la possibilità di fare una richiesta al governo, cosa chiederebbe per la vita delle aziende?

L’ultima domanda, a risposta libera, ci fa vedere molto chiaramente come i managers fondamentalmente chiedano allo Stato una cosa prima di tutte: liquidità! Seppure in forme diverse.

alcune risposte:

  • Rapidità degli aiuti finanziari per le imprese penalizzate
  • Liquidità immediata e contributi a fondo perduto
  • Contributi e blocco licenziamenti
  • Incentivi per accesso ai finanziamenti
  • Riduzione iva – rinvio/riduzione imposte
  • Un sotegno al 100%… non solo a tratti e in momenti alterni!
  • finanziare la trasformazione digitale
  • Più flessibilità e maggior accesso al credito
  • Piano ben definito con azioni e aiuti statali per far ripartire in totale sicurezza i settori maggiormente colpiti.
  • Migliore accesso al credito, semplificazione fiscale e burocratica, maggiore spinta verso la digitalizzazione del paese Italia
  • Riduzione costo personale dipendente
  • Finanziamenti a fondo perduto

CONCLUSIONI

Nell’indagine effettuata a giugno scorso, sintetizzando, emergevano:

  • un sostanziale ottimismo circa la capacità delle aziende di resistere alla crisi
  • molto scetticismo sulla capacità del Sistema Paese di reagire positivamente
  • un forte auspicio che la crisi innestasse una presa di coscienza delle problematiche del Paese ed una relativa reazione

A distanza di qualche mese si può dire che:

  • quasi tutti sono rimasti sorpresi e spiazzati dalla forza della seconda ondata
  • aumenta la preoccupazione per il Paese
  • aumenta anche la preoccupazione per le aziende
  • resta la maggior fiducia nella capacità delle imprese di resistere rispetto al Sistema Paese
  • il giudizio su come si sono mosse le istituzioni non è del tutto negativo e si coglie qualche piccolo segnale di capacità dello Stato di reagire e migliorarsi

A luglio avevamo concluso il nostro commento dicendo che “ora o mai più” era tempo di metter mano alle distorsioni e ai blocchi che frenano la vita del Paese.

Non possiamo che ribadire questo auspicio. Tenendo conto che la situazione si è ulteriormente aggravata dal punto di vista economico e che è svanita quella sorta di coesione morale che aveva compattato la società di fronte alla crisi di primavera.

Bisogna fare in fretta, cambiare le cose e cambiarle bene. Il Paese non può permettersi una recessione devastante e un disgregamento sociale di cui purtroppo si vedono già molti segni (e non può essere una consolazione vedere che questo accade anche in altri Paesi).

Ci auguriamo che quei manager che ci hanno detto di vedere che qualcosa sta cambiando in meglio siano stati particolarmente lungimiranti.

Aggiungo una considerazione: ho visto il risultato di un sondaggio di fine novembre in cui si dice che il 74% dei cittadini tedeschi ha fiducia nei provvedimenti e direttive dello Stato, in Italia questa percentuale è del 37% (avrei detto anche meno). Anche questo dato spiega perché sia così difficile prendere decisioni condivise da noi. E in assenza di decisioni condivise tutto è infinitamente più complicato e meno efficiente.