Riprendiamo il discorso che potete trovare sull’articolo del mese scorso.

Abbiamo parlato delle tendenze di mercato riguardo allo sviluppo degli investimenti in Intelligenza Artificiale attingendo ai dati di una presentazione di Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio di Artificial Intelligence del Politecnico di Milano.

Nel precedente articolo avevamo visto l’evolversi degli investimenti e come reagisce l’imprenditoria italiana a questa nuova sfida; oggi vediamo come la comunità scientifica che lavora ai vari aspetti dell’AI vede l’evolversi dello sviluppo delle ricerche in corso.

Manuele Roveri, Responsabile della ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence, sostiene che “è molto difficile prevedere le nuove tendenze nell’intelligenza artificiale, poiché il campo è in continua evoluzione e vengono realizzati continuamente nuovi sviluppi…” e se lo dice lui!

Tuttavia il settore dove si concentrano gli sforzi è chiaro: i ricercatori lavorano sulla interazione sempre più performante tra uomo e macchina, ovvero sulla capacità della macchina di interagire con gli esseri umani, interpretare e comprendere il pensiero umano.

Continua Roveri “alcune tendenze attualmente in fase di esplorazione nel campo dell’intelligenza artificiale includono l’uso dell’apprendimento profondo e delle reti neurali per migliorare l’apprendimento automatico, lo sviluppo della tecnologia di elaborazione del linguaggio naturale (NLP) per consentire alle macchine di comprendere ed elaborare meglio il linguaggio umano e l’uso dell’intelligenza artificiale per risolvere complessi problemi del mondo reale come il cambiamento climatico e l’assistenza sanitaria. Inoltre, c’è una tendenza crescente verso l’uso dell’IA in campi come la robotica e i veicoli autonomi, nonché l’uso dell’AI per migliorare l’efficienza di vari settori e imprese.”

Diciamo pure che il paragrafo sopra riportato è per addetti ai lavori; la maggior parte di noi non si trova particolarmente a proprio agio con i concetti di apprendimento profondo e di reti neurali artificiali (che però sono un tentativo di riprodurre la struttura e il funzionamento del cervello umano). In ogni caso Roveri ci spiega chiaramente dove vede le maggiori applicazioni dell’AI.

Ma a noi interessa soprattutto capire cosa produrrà la rivoluzione dell’AI e come cambierà il mondo del lavoro e la vita delle persone.

Fino a poco tempo fa, la comunità scientifica che a vario titolo lavora sull’AI è stata abbastanza rassicurante, e anche le parole che abbiamo riportato di Roveri lo sono.

Il trend di pensiero maggioritario sembrava dire che l’intelligenza artificiale servirà soprattutto a risolvere i problemi sempre più complessi che ci presenta lo sviluppo delle nostre società.

Tuttavia l’enorme impatto di ChatGPT (se per qualcuno non è chiaro di cosa stiamo parlando, si veda l’articolo del mese scorso) ha acceso i riflettori dei media e dell’opinione pubblica sul tema, e quando un tema così complesso e potenzialmente dirompente nella vita di tutti noi diventa di dibattito pubblico, è inevitabile che nascano allarmi.

È di pochi giorni fa un appello lanciato da oltre mille ricercatori, scienziati e manager internazionali per avviare una moratoria di sei mesi sulle ricerche in ambito AI.

La lettera è stata pubblicata dall’organizzazione no profit Future of Life Institute e vanta nomi eccellenti come il co-fondatore di Apple, Steve Wozniak e quelli dei fondatori delle start up di intelligenza artificiale Stability AI e Charatcters.ai.

Ma il nome decisamente più conosciuto è quello di Elon Musk, l’imprenditore sudafricano – canadese – statunitense, noto soprattutto come fondatore di Tesla.

Per tutti gli autori di questo appello la velocità con cui si stanno sviluppando le ricerche sull’AI rischia di far perdere il controllo della direzione intrapresa e delle conseguenze.

In particolare Musk ha investito miliardi di dollari (!!) su queste tecnologie e, dice, “non per guadagnare ma per tenermi al passo dei tempi”

Nella lettera firmata da Musk e gli altri mille si può leggere “I sistemi potenti di AI dovrebbero essere sviluppati solo quando si ha fiducia che i loro effetti saranno positivi e i loro rischi gestibili”. E ancora “c’è una corsa fuori controllo allo sviluppo e al dispiegamento di potenti menti digitali che nessuno, neanche i loro creatori, possono capire, prevedere e controllare”.

Siamo quindi passati in brevissimo tempo da uno scenario in larga parte ottimistico ad uno scenario di notevoli timori.

Vedremo se gli organismi istituzionali internazionali reagiranno all’appello di Musk e soci, di certo è difficile pensare che nei laboratori si stoppi la ricerca.

La partita dell’AI infatti è la grande partita globale del prossimo futuro. Porterà cambiamenti che impatteranno sulla vita delle persone ma è anche una partita che influirà sui rapporti di forza internazionali fra Stati.

E allora torniamo all’Italia, come sta vivendo il nostro Paese questa corsa all’AI?

Di nuovo dalla relazione di Alessandro Piva, riassumendo, ecco la situazione complessiva italiana:

Plus:

  • L’Italia mantiene una buona posizione nella produzione scientifica
  • L’attenzione del settore privato è molto buona, la crescita del mercato è forte
  • L’azione dell’attore pubblico (finanziamenti, dataset) è in linea con i piani

Minus:

  • Ritardo sui programmi universitari
  • Ritardo sulla formazione di personale specializzato
  • Ritardo delle PMI nell’accedere a queste tecnologie
  • Mancanza di un riferimento politico

Ecco, è l’ultimo punto dei minus quello che fa più paura e che mette in evidenza una cronica debolezza italiana.

Fino ad oggi in Italia abbiamo sopperito ai vuoti politici (programmazione, regolazione dei fenomeni) con la creatività – oggettivamente nostro punto di forza – e con il “piccolo è bello”, ovvero smart.

Ma questa è una partita dove servono risorse finanziarie enormi e capacità di governance.

Gli enti che in Italia lavorano attorno all’AI stanno già facendo pressione sulle istituzioni perché “prendano in mano” il dossier AI in modo organico.

Serve creare un organismo dedicato che indirizzi la ricerca, capti i segnali di sviluppo potenzialmente pericolosi, sia il regolatore ultimo di tutto ciò che concerne lo sviluppo dell’AI.

Se ne sta parlando e discutendo a livello di istituzioni europee e serve che ciò avvenga anche nel nostro Paese.

Dunque, già nei prossimi mesi Governo e Parlamento saranno chiamati ad affrontare con decisione un tema che per sua natura è quanto di più interdisciplinare si possa immaginare.

È sperabile che questa volta le norme non vadano a rimorchio della realtà ma la sappiano indirizzare, in Italia e nel mondo.