Puntata conclusiva della serie sul Knowledge Management.

Facciamo l’ultimo passo analitico e tiriamo le somme: sul bisogno delle Aziende di preservare, trasmettere e diffondere la conoscenza; su come le macchine possono essere utili e come, invece, possono essere perniciose!

Aspettative destinate a rimanere inappagate, dicevi.

Beh, io penso che dovrebbe essere chiaro a chiunque dotato di un minimo di buon senso

Vorrei fare una generalizzazione, con tutti i limiti delle generalizzazioni.

Media delle Aziende di oggi: sottostaffate (mentre fuori un sacco di gente non lavora…), manager oberati, preoccupati dai target ricevuti, afflitti dall’operatività quotidiana, incapaci e impossibilitati a guardare “oltre”, bisognosi di aiuto.

Ecco che la macchina che fa risparmiare tempo, risolve problemi, semplifica, migliora la qualità del personale, diventa un elemento salvifico della vita.

Da qui la presa in carico di sistemi che questo promettono, con un elevatissimo livello di aspettativa e, parallelamente, con una sottovalutazione dei limiti di questi sistemi.

Insomma, è un po’ come quando uno si vuole innamorare e accredita la sua bella (o il suo bello) di doti che la poverina non possiede. Dopodiché, qualche anno dopo, finisce a divorzio… e fuor di metafora, finisce a problemi per l’azienda che ha scelto un sistema sperando che risolvesse questioni che non può risolvere.

Gianluca, mi sbaglio? E se non mi sbaglio, come si esce da questo loop?

Gianluca Fuser:

“Non ti sbagli affatto. Le Aziende sono già degli ibridi, da tempo; ibridazioni tra umani e macchine, in cui l’umano fa fare delle cose alle macchine e queste fanno fare delle cose agli umani.

Macchine, tuttavia, che devono essere sempre e comunque create, programmate, messe in funzione da umani.

Il punto di caduta è, proprio come dici tu, di non accreditare il proprio pezzo di ferro di doti che non ha e, quindi, essere molto realisti nelle attese.

Nei sistemi di Knowledge Management ci sono delle grandi opportunità ma anche dei fossi in cui è facile cadere: la prima opportunità è quella di valorizzare le competenze rendendole condivisibili e più facilmente fruibili; il primo fosso è quello delle aspettative impossibili!

Proviamo quindi a trarre delle conclusioni sintetiche di tutta la chiacchierata fatta e riportata in tre diversi articoli.

  • Le aziende hanno bisogno di sistemi di passaggio e diffusione della conoscenza e delle informazioni all’interno dell’organizzazione per migliorare l’efficienza e la qualità
  • Una risposta a questa esigenza la danno le varie piattaforme di Knowledge Management
  • Ma queste piattaforme sono “macchine”; un mix di hardware e software il cui funzionamento dipende solo e solamente da come vengono programmate e usate
  • Tutto, quindi, torna in capo all’uomo; alle sue competenze, alle sue capacità. Nel programmare i sistemi, nell’usarli secondo le loro potenzialità
  • Non esistono macchine “salvifiche” che risolvono problemi complessi facilmente
  • Ma le piattaforme di KM possono senz’altro aiutare un’organizzazione ad essere più efficiente
  • Serve capacità di inquadrare con precisione problemi e obiettivi da raggiungere; quindi serve avere idee chiare, magari limitate ma chiare; serve non fare il passo più lungo della gamba