“CE LA POSSIAMO FARE?
UN CAUTO OTTIMISMO SU QUESTA ITALIA CHE VUOLE USCIRE DALLA CRISI”
IL SEGUITO DELLA NOSTRA RICERCA SUL CAMPO.

Nel precedente articolo che trovate sulla nostra sezione delle news avevamo cominciato a raccontarvi come e perché avevamo fatto questa breve indagine e i primi risultati relativi all’impatto dell’emergenza Covid sulle aziende dei rispondenti, quasi tutti clienti PMC.

Vediamo ora le altre domande e risposte.

RICADUTE OCCUPAZIONALI


Pensa che ci possano essere ricadute negative nel lungo periodo sui livelli occupazionali?

abbiamo: cinque ottimisti (4 probabilmente no; 1 sicuramente no); tre incerti (non saprei) e dieci pessimisti (6 probabilmente sì; 4 sicuramente sì).

Anche in questo caso il nostro “claim” di commento dell’articolo precedente “Allarme ragionato, situazione fluida” ci sembra esplicativo dei dati emersi; normale che ci sia un timore concreto, che però non è assolutamente previsione catastrofica.

PREVISIONI PER IL FUTURO

La prima domanda era la seguente:
In generale lei è fiducioso sulla ripresa del business per la sua azienda?

in questo caso le imprese del panel ritengono nella maggioranza che i danni al proprio business saranno moderati (11 positive: 9 “poco” e 2 “per nulla” contro 8 negative: 2 “molto” e 6 “abbastanza”)

 

UN RISULTATO PER CERTI VERSI SORPRENDENTE CHE DIMOSTRA UN ELEVATO E GENERALIZZATO LIVELLO DI FIDUCIA DI QUESTE AZIENDE CIRCA LA LORO CAPACITÀ DI REAGIRE ALLA SITUAZIONE DI CRISI.

 

Molto interessante confrontare questo dato con quello emerso dalla seconda domanda di questa sezione, che riguardava invece il livello di fiducia per la ripresa del Paese.

In questo caso la media è risultata di 2,7, data da: una risposta molto; 11 abbastanza e 6 poco. Evidente che gli stessi rispondenti si fidano molto più delle loro aziende che del “Sistema Paese”.

Infine, alla domanda simile (ma non uguale), che chiedeva se la crisi poteva aver anche aver fatto bene, innescando processi di rinnovamento e miglioramento,

la media delle risposte è stata praticamente identica: 2,6.

(media data da: 1 risposta molto; 10 abbastanza, 7 poco)
Quindi un quadro di cauto ottimismo.

 
Abbiamo chiesto anche di specificare le motivazioni del voto.

 

E qui il nostro campione si è diviso in modo praticamente paritetico tra ottimisti che ritengono che la crisi “SARÀ IL DETONATORE DI UNA NUOVA CONSAPEVOLEZZA” che FARÀ MIGLIORARE LA SOCIETÀ E LE RELAZIONI DI LAVORO, e i pessimisti che ritengono che “SIAMO UN PAESE CHE NON IMPARA DAI SUOI ERRORI” e che “LA POLITICA NON È IN GRADO DI AIUTARE LA SOCIETÀ”.

Infine, nell’ultima sezione di questa breve indagine, abbiamo chiesto quali fossero le più forti preoccupazioni personali per chi rispondeva e quali le maggiori speranze per il futuro

Alla prima domanda quasi tutte le risposte si sono focalizzate sulle preoccupazioni economiche: caduta dei consumi, crisi di liquidità, disoccupazione, sono i fantasmi per il futuro, se le cose dovessero peggiorare o se il Sistema Paese non sarà in grado di mettere in campo provvedimenti adeguati.

Queste risposte erano abbastanza prevedibili e diremmo che sono parte integrante della situazione odierna.
Si evince anche il timore che “tutto torni come prima”, che è l’altra faccia delle risposte che si augurano che la crisi faccia da catalizzatore per l’innesco di processi di cambiamento.
E infine si evince una sfiducia non certo sorprendente nel settore pubblico e nella politica di essere capaci di reagire con provvedimenti chiari ed efficaci.

L’ultima domanda: “La sua maggior speranza per il futuro” ha risposte che ci sia consentito definire “bellissime”.

E’ un plebiscito alla speranza che la crisi porti a rivalutare le competenze, a stabilire relazioni di lavoro più giuste e meno nevrotiche, alla rivalutazione della creatività italiana, allo spazio per i giovani, alla ripresa “nonostante la politica”.

Quel che ci fa dire che si tratta di risposte molto belle è che, dato il tenore di tutte le risposte a questo questionario, riteniamo che questi non siano solo dei desideri per il futuro, ma possano essere veramente dei principi a cui chi ci ha risposto intende adeguarsi nei comportamenti professionali e anche di vita.


CHE CONCLUSIONI DEDURRE DA QUESTE RISPOSTE?

• C’è un clima di forte fiducia nelle proprie aziende
• Tutto sommato c’è un clima di fiducia anche nella capacità del Paese di reagire, nonostante la sfiducia nella Cosa Pubblica.
• C’è forte speranza che questa crisi serva a spazzare finalmente “lacci e lacciuoli” che imbrigliano il Paese
• Parimenti, c’è un forte timore che invece nulla cambi
• C’è una gran voglia di cambiamento e di ripartenza, non solo del business in quanto tale, ma proprio di una convivenza migliore.

 

Per quanto il nostro campione fosse molto limitato e questa indagine, come già detto nel precedente articolo, non avesse nessuna pretesa di universalità, pensiamo invece che queste conclusioni siano largamente condivise, pensiamo cioè che il nostro “piccolo universo” rispecchi molto il sentire della comunità del business, almeno di quello più attento all’evoluzione sociale dei fenomeni economici.

Verrebbe da dire “ora o mai più”. E’ questo il momento in cui tutti gli uomini e donne di buona volontà dovranno fare uno sforzo per far cambiare alcune cose.
La consapevolezza dei problemi e della direzione da prendere per superarli c’è.
A noi non piace l’ottimismo di maniera, il cauto ottimismo che scaturisce dall’analisi di questi dati trova riscontro nelle volontà espresse.
La sfida è aperta, ed è una sfida da vincere, per noi, per il pianeta, per le nuove generazioni.